martedì 6 novembre 2018

STELLINA di Antonella Milardi


Laura è all’asilo, in fila per due vicino al suo amichetto,

il bimbo che ogni mattina l’abbraccia e le dà un bacetto.

Tutti i bambini cantano felici, mentre muovono i piccoli piedini:

si dirigono in mensa, marciando ordinati come bravi soldatini.

Arriva la bidella, quella che ha dato a Laura il soprannome “Stellina”

e che ogni giorno le porta un piatto di patate e una calda minestrina,

deve darle una notizia alquanto allarmante:

“La tua mamma è qui, vuole che tu vada da lei all’istante”.

La mamma sta aspettando Laura all’uscita:

ha gli occhi pieni di lacrime e il volto bianco, senza vita.

Con poche spiegazioni porta via la bimba e l'indomani vanno al cimitero:

una bara, una fossa, la foto della nonna e tutti  i parenti vestiti di nero.

Qualche giorno dopo la bambina si trova sola con l’odiosa sorella

che con lei è sempre arrabbiata, come se fosse chissà che monella.

Laura viene spinta con forza nel ripostiglio, la luce spenta e la porta serrata,

la piccola si trova al buio: non riesce a muoversi, la paura l’ha bloccata.

“Aiuto, aiuto!” vorrebbe strillare, ma il buio la serra, la blocca,

neanche un fievole suono può riprodurre con la bocca.

Piange, trema e suda l’innocente piccina:

ha paura del buio da quando è morta la nonnina.

Sapendo che la nonna è stata rinchiusa in una bara scura,

Laura crede che la morte sia stare al buio e ne ha paura.

Le mancano gli abbracci e i baci della sua nonnetta

ma ora non riesce più a entrare nella sua stanzetta:

ha i brividi lungo la schiena quando sente il suo odore,

com’è possibile di una persona amata avere il terrore?

Non riesce a dormire tranquilla dal giorno del funerale:

gli occhi dei pupazzi la guardano in modo brutale

e Laura si chiede cosa riempia il vuoto sotto al letto,

non sporge neanche un capello, tiene il lenzuolo stretto stretto.

Ora sta nel buio e angusto ripostiglio, insieme a brutti oggetti e attrezzi taglienti: 

infila le unghie nel suo braccio,  ha freddo e inizia perciò a battere i denti,

la piccola preferirebbe essere morta anche lei piuttosto che soffrire,

ora spera nell’ aiuto del fantasma, che però la guarda senza capire.

La mamma di Laura apre la porta, inondando di luce la figlia, su se stessa raggomitolata:

in quella posizione, con la manina vicino alla guancia, le ricorda il giorno in cui è nata.

La donna stringe la bambina forte al petto e canta “ninna nanna” finché in gola ha fiato:

vicino a loro c’è un taglierino e del sangue di Lauretta il pavimento è inondato.

Non ha più paura del buio la dolce piccola Stellina:

ora brilla in cielo insieme all’amata vecchia nonnina.